Mostra - L'evoluzione della forma - Palazzo Branda Castiglioni (a cura di Ettore Ceriani)
17 Settembre 2016. Per i veri appassionati, che guardano alla qualità delle opere ed alla personalità espressiva dell'autore, esiste ancora la possibilità della scoperta che corrisponde al bisogno di trovare nell'opera d'arte lo stimolo a relazionarsi ed a confrontarsi. In terra varesina tali artisti non mancano.
Uno di questi è lo scultore Ignazio Campagna: personalità distintiva, scrupolosità professionale, mezzi tecnici in grado di interpretare al meglio l'utilizzo dei vari materiali.
Campagna è nato a Bagheria (dove ogni tanto ritorna) per poi arrivare a sedici anni a Milano, al seguito della famiglia. I primi rudimenti li apprende dagli scalpellini viggiutesi. In seguito, frequenta il Liceo “Frattini” di Varese, sotto la guida di Pasquale Martini, e quindi si diploma in “Scultura” alla Accademia di Brera, ma non manca di praticare pure lo studio di Ettore Cedraschi). Affronta quindi un articolato tirocinio con Vittorio Tavernari (1979/81) e con Francesco Somaini (1995/98). Quelli rammentati sono tutti momenti importanti per Campagna in quanto formano un coacervo di fondamentali nozioni tecniche e culturali che poi andranno affinandosi nel corso degli anni, a mano a mano che la sua originale impronta si fa sempre più netta e peculiare. Già, perchè è nel passaggio dal blocco alla forma che lo scultore infonde quella che Leonardo chiamava la “Sapienza” (da non intendendersi come puro “mestiere”). Ed è ancora Leonardo a fornire una guida da seguire: “Ogni nostra cognizione prencipia da sentimenti”.
La materia diventa cosa viva quando l'autore sa infondervi i propri sentimenti, il sale che dà un senso alla vita. La terra natia, con la sua composita radice culturale, ha lasciato in lui stimmate incancellabili, sulle quali nella tecnica del levare ha poi integrato la genuinità semplice dei “Picasass”, la scarnificazione sofferta e luministica di Tavernari, l'erosione vibrante di Somaini che vovrappone alla forma l'ipoteca incessante del tempo. L'attenzione riservata in un primo momento alla mitologia è un omaggio riservato alla sua terra ma anche un inizio doveroso nel segno di una “classicità progressiva” affermatasi nei secoli seguendo vari registri, che però non manca di intuizioni proprie. Infatti, Campagna non “prende” da altri autori, la sua è una reinterpretazione morigerata che funge da base per arrivare all'affermazione di un proprio modello ideale. Sin dalle prime risultanze è evidente che l'artista, pur non fuggendo dalla realtà, tende a recuperare valori che vanno oltre l'eloquenza della forma, per affermare un umanesimo consapevole della dignità dell'esistenza. Lo si nota dallo scrupolo con cui cerca e segue le venature del marmo, quasi a voler cercare l'anima intima della materia; dalla sensibilità con cui fa emergere cromatismi sottilmente allusivi; dalla genuina visionarietà che l'artista controlla con linee che saldano la fantasia a volumi portati ad una geometrica essenzialità.
Negli ultimi lavori ha poi finito per prevalere una struttura semplice e nel contempo vigorosa, ridotta ad una presenza severa e compressa, quasi arcaica ma non per questo meno significativa, vivacizzata da una contrapposizione ridotta negli spessori od a linee di contorno che sottintendono ad una sottile morfologia umana. Sono proprio queste singolari caratteristiche ad interloquire più intensamente con l'osservatore, tramutandosi in pura emozione. L'emozione quando è sincera arriva dal “sentire” proprio dell'artista e dalla sua onestà intellettuale.
Ettore Ceriani, Luglio 2016